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Gli standard ESG sono ancora ignorati dalla maggior parte delle aziende italiane. Ben 9 realtà imprenditoriali su 10 non sono in regola con i criteri di sostenibilità, ambiente ed impatto sociale, mettendo a rischio i fondi previsti dal PNRR.
Sostenibilità e ogni altro aspetto risultano essere dei veri e proprio assenti all’interno delle strategie aziendali, difatti almeno il 90% delle imprese italiane non ha ancora sviluppato una strategia di impatto o una gestione basata volontariamente su criteri sostenibili. Un dato allarmante ed un’occasione persa se si considera che i fondi del Pnrr, le garanzie Sace e altri bandi regionali e internazionali richiedono appunto un percorso e indicatori ESG ben precisi per erogare le agevolazioni alle imprese.
Ogni impresa, per restare al passo con i tempi e poter usufruire delle agevolazioni previste nel Piano di ripresa e resilienza e beneficiare delle agevolazioni previste devono approcciarsi al bilancio di sostenibilità con tutti gli annessi! Analizzare le proprie attività e identificare le tematiche più rilevanti in ambito ESG, sempre tenendo in considerazione gli aspetti di sostenibilità e di impatto sociale oltre a quello ambientale. Mappare la propria filiera produttiva con sistemi valutativi “ESG compliant ” (ESG supply chain), definire strategie e goals relativi agli aspetti ESG e comunicare in maniera opportuna i risultati ottenuti.
Le risorse del PNRR dedicate a investimenti green sono circa 30 Miliardi di euro. Altre linee di finanziamento del PNRR riguardano l’inclusione e l’innovazione sociale. La maggior parte di queste risorse verrà erogata a seguito di una attenta valutazione e misurazione degli effetti e degli impatti dei progetti aziendali in ambito ESG.
Inoltre, se la sostenibilità in maniera limitata è comunque conosciuta dal mondo imprenditoriale, almeno a livello ambientale, gli impatti sociali e la diversità di genere risultano essere un vero e proprio miraggio nelle aziende italiane.
In Italia, le aziende sono circa 5 milioni. Le MPMI (micro, piccole e medie imprese) sono la componente maggiore (99%) e contribuiscono con oltre l’80% al livello occupazione. Di queste, le imprese sociali sono poco meno di 400mila, le società benefit circa 2.000 (150 certificate) . Le società quotate, obbligate a rispondere a una più attenta rendicontazione socio-ambientale che affianca quella economico finanziaria, sono circa 400.
Numeriche veramente molto limitate vista la qualità dell’imprenditoria italiana. Aggiungiamo poi, che delle aziende obbligate a livello normativo, poche avranno volontariamente deciso di applicare strategie sostenibili!
Il tema quindi è che se pur non obbligatorio al momento, le aziende devono iniziare il loro percorso legato alla sostenibilità per non rischiare di perdere le importati opportunità del PNRR.
Le filiere e le catene di fornitura, stanno assumendo un ruolo chiave in ambito sostenibilità. E’ fondamentale tenere in considerazione il rischio (socio-ambientale) sulla gestione di fornitori che hanno performance molto basse in ambito ESG.
In ottica di risk management, la gestione di fornitori non compliant agli standard di sostenibilità, ambiente e governance non fa che aumentare la possibilità di diminuire la vocazione aziendale ai principi ESG e di allontanarla dal raggiungimento dei propri obiettivi strategici.
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